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 L'antica Via Regina
 Via Regina - Vie Storiche

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T O P I C    R E V I E W
admin Posted - 19/05/2010 : 20:45:49
http://www.viestoriche.net/regina.html


Anche se la tradizione popolare vuole che la costruzione della Strada Regina sia da attribuirsi alla Regina longobarda Teodolinda, in realtà essa deve il suo nome all'aggettivo latino regia: così infatti erano chiamate dai Romani tutte le vie imperiali cioè statali. Col tempo il primitivo appellativo si trasformò in quello ancora in uso di Regina. La strada che abbiamo deciso di percorrere segue la sponda occidentale del Lago di Como e collega Como a Chiavenna.

Sin dall'età romana, da Como si poteva facilmente raggiungere Milano attraverso la Pianura Padana. Da Chiavenna, invece, si proseguiva per raggiungere, al di là delle Alpi, Coira, la capitale della Rezia attraverso i valichi dello Spluga, del Septimer e dello Julier.

La Via Regina fu una strada assai importante in epoca imperiale: il suo tracciato è documentato dalla tabula Peutingeriana, il più celebre esempio di Itineraria picta cioè carta stradale disegnata , lasciatoci dai Romani. Nonostante per le merci fosse più conveniente il trasporto via lago, essa continuò ad essere una delle maggiori vie commerciali europee anche dopo la caduta dell'impero romano.

Nel Medioevo la Regina, come altre strade di montagna, cessò di essere strada carrozzabile per diventare mulattiera, strada più pratica ed economica. Soldati, commercianti, pellegrini continuarono per secoli a percorrerla. La Via Regina non fu abbandonata ma di continuo rifatta, sempre più o meno sulla stessa direttrice, o tenuta più in alto o di poco spostata in relazione all'arretramento naturale del litorale lacustre. Oggi la SS340 ricalca in parte l'antico tracciato e ci riserva, lungo il percorso, numerose testimonianze: are votive, sepolcreti e reperti di età romana accanto a significativi manufatti paleocristiani e medioevali.

COMO è il nostro punto di partenza.

Le possenti mura di cinta di età romana, realizzate con conci ben squadrate di pietra di Moltrasio, sono ancora oggi ben visibili in alcuni punti della città ad una profondità da tre a cinque metri sotto l'attuale piano di calpestio. I numerosi monumenti medioevali attestano la sua importanza in età comunale: i resti del Castello Baradello sito sull'omonima collina che domina la città, Il Palazzo del Broletto e la Torre Civica. Romaniche sono le suggestive chiese di S. Carpoforo, di S. Abbondio con un ricco e pregevole ciclo di affreschi trecenteschi, di S. Fedele in cui sono conservate le reliquie del martire Fedele traslate dal Lago di Mezzola a Como nel 964 con solenne processione capeggiata dal vescovo. Sull'area dell'antica basilica di S.Maria Maggiore sorse invece, a partire dalla fine del XIV e fino al XVII secolo, il Duomo, sulla cui facciata risaltano le figure di due famosi scrittori latini nativi di Como: Plinio il vecchio e Plinio il Giovane.

A MOLTRASIO, nella frazione Vignola, la chiesa di S: Agata, risale all'XI secolo. Conserva un alto campanile e tracce di antichi affreschi: all'esterno un enorme S. Cristoforo sembra ancora proteggere i viandanti. Sul fianco destro della costruzione, usata più volte come lazzaretto, fu aggiunta una seconda navatella. Della chiesa del XII secolo dedicata a S. Quirico e S. Giuditta, a URIO, rimane invece solo il campanile romanico a due ordini di bifore. Anche a BRIENNO, della bellissima chiesetta di S. Vittore che sorge in posizione isolata quasi lambita dalle acque del lago, è particolarmente pregevole il campanile dell'XI secolo, uno dei più antichi della provincia di Como. Ad ARGEGNO rimane l'antico borgo dei pescatori separato dal torrente Telo in due parti collegate da un caratteristico ponte di pietra di origine medioevale.

OSSUCCIO a circa 25 Km. da Como è una tappa rilevante del nostro percorso. Ad attestare la sua importanza, sin dall'età romana, troviamo un'ara votiva del II-III secolo d.C. conservata nella Chiesa di Sant'Agata di origine romanica. Il Comune comprende alcune frazioni allineate lungo la riva ove si snoda l'antica strada Regina. Ogni località ha la sua chiesetta romanica. A SPURANO sorge quella dedicata S: Giacomo, il santo protettore dei pellegrini le cui spoglie, a Santiago de Compostela, in Galizia, sono da secoli, meta di pellegrinaggio. All'interno un grande affresco del Santo, discretamente conservato, ed altri affreschi non meno importanti ma scarsamente leggibili.

A OSPEDALETTO, alla chiesa di S.Maria Maddalena (Xl -XIII secolo), con affreschi di epoca successiva, era annesso un ospizio medioevale per i pellegrini; caratteristica è la cella campanaria di gusto moresco che modificò il tipico campanile romanico comacino. Una strada in forte pendenza risale la montagna per raggiungere, dopo una serie di cappelle, il Santuario della Beata Vergine in cui si conserva un'antica statua marmorea di pregevole fattura ritenuta miracolosa.

Sull'Isola Comacina, l'unica isola del Lago di Como, secondo la tradizione, esistevano nove chiese distrutte dai comaschi all'epoca della guerra contro il Barbarossa. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce la pieve romanica di Sant'Eufemia , a tre navate, con tre absidi, cripta e portico antistante. Nell'aula battesimale paleocristiana sono riapparsi avanzi di mosaici del V e IX secolo ed affreschi di epoca carolingia. Oltre ad essa, si sono ritrovati i resti di altri tre oratori romanici; la chiesa conventuale, invece, venne inglobata nel corso del tempo, in una costruzione agricola.

Ulivi e testimonianze di un passato importante sono oggi lo scenario suggestivo dell'isoletta facilmente raggiungibile dalla costa (servizio barche a Sala Comacina). Gli abitanti del luogo la chiamano anche l'isola di S. Giovanni perché su di essa sorge il cinquecentesco oratorio di S. Giovanni edificato sui ruderi della primitiva chiesa distrutta nel 1169 assieme a tutti gli altri edifici religiosi, civili e militari. Popolare è la tradizionale festa religiosa di S. Giovanni, vecchia di cinque secoli, che si svolge sull'isola la domenica successiva al 24 giugno. Durante tale ricorrenza, una solenne processione su barche pittorescamente addobbate, raggiunge l'isola per riportare le reliquie dei martiri che furono donate dal vescovo Sant'Abbondio alla primitiva pieve di Sant'Eufemia e che, dal 1169 sono custodite nell'omonima parrocchiale sulla terraferma. Giunti sui ruderi dell'antica Sant'Eufemia, vi si celebra la Messa: la festa della domenica è annunciata, la sera precedente da una suggestiva luminaria che, in qualche modo, richiama il ricordo dell'antica distruzione che l'isola subì per mano degli stessi comaschi ormai sopraffatti dai milanesi.

A LENNO una torre tre-quattrocentesca per la riscossione dei dazi (oggi adibita ad abitazione privata) ci segnala un tratto dell'antica strada Regina che attraversava la frazione Villa. Nel paese la parrocchiale di S.Stefano conserva della struttura romanica a tre navate, solamente la cripta a tre navatelle con colonne e capitelli dell'VIII -IX secolo. A fianco della chiesa sorge il battistero romanico eretto sull'area di una costruzione ottagonale paleocristiana. Sulle pendici sopra l'abitato, si innalza il monastero dell'Acquafredda, fondato dai Cistercensi nel 1142. Deve il suo nome alla fonte omonima, famoso per i secolari cipressi e lo splendido panorama. Della primitiva chiesa romanica restano poche tracce inglobate nella ricostruzione del complesso avvenuta nei secoli XVII e XVIII. La cappella detta di S. Pietro, su cui è stato eretto il campanile, è probabilmente il nucleo originale affrescato in epoche successive.

Prima di lasciare Lenno vale la pena di menzionare anche la settecentesca Villa Balbianello (oggi proprietà del FAI) sita in felice posizione sulla punta del promontorio di Lavedo, là dove sorgeva un monastero di Francescani. Anche poco più oltre, a Tremezzo, difficilmente potrà sfuggirci la bellezza di Villa Carlotta affacciata sul lago con il suo incantevole Orto botanico.

Attraversato MENAGGIO, importante centro turistico ben collegato con Porlezza e Lugano da una comoda strada panoramica, poco interessante invece per il ricercatore di testimonianze di età medioevale, raggiungiamo SANTA MARIA REZZONICO in cui rimangono le imponenti mura che facevano parte di una possente fortezza costruita in età romana per il controllo della strada e del lago.

GRAVEDONA è il centro più importante dell'Alto Lario. Il paese si estende lungo la strada Regina che lo attraversa nella parte più alta detta "Castello". Lì, infatti, su una roccia a strapiombo sorgeva sin dai tempi più remoti una fortificazione; in età comunale, attorno alla rocca si sviluppò il borgo fortificato che racchiudeva, entro una cinta di mura, parte delle abitazioni, il pozzo, la chiesa. Il castello fu demolito nel XIV secolo ma le porte alle due estremità della Via Regina che lo attraversava si conservarono sino al 1878. Di epoca romana restano ancora testimonianze - due are votive in serizzo - nella zona dove sorgono i più importanti edifici sacri. La chiesa di Santa Maria del Tiglio è il monumento più significativo. L'edificio costruito in marmo bianco e nero nel XII secolo, si trova in splendida posizione panoramica, in riva al lago, a fianco della parrocchiale di S. Vincenzo. E' l'edificio battesimale della pieve, ricostruito in epoca medioevale su quello paleocristiano dedicato a S. Giovanni di cui restano tracce significative. Alcune pietre scolpite con immagini simboliche sono collocate alla sommità del portale della chiesa attuale. All'antico edificio sembra collegato un fatto miracoloso che ebbe molta risonanza nel Medioevo. Pare che un affresco raffigurante l'Adorazione dei Magi rifulse per giorni tanto da attirare a Gravedona persino l'imperatore Ludovico il Pio. I Magi, raffigurati spesso nelle chiese poste su importanti strade, rappresentavano un segnale per i pellegrini così come le immagini di S. Giacomo, di S. Cristoforo e di S. Pietro. La facciata della chiesa è sovrastata da un possente campanile quadrato dove si apre il portale d'ingresso; secondo la leggenda sembra che all'epoca del Barbarossa, su si esso si fossero sprigionate delle "provvidenziali" fiamme. Credendo il paese già saccheggiato l'imperatore si allontanò risparmiandolo.

Nel suggestivo interno sono da ammirare gli affreschi (XIII -XVI secolo) ed il grandioso crocifisso ligneo del XIII secolo. La chiesa parrocchiale di S. Vincenzo sorge sul sito della pieve romanica, a sua volta rifacimento di una basilica del V secolo di cui l'attiguo S: Giovanni era il battistero. Recentemente è stata riportata alla luce la parte presbiteriale della primitiva basilica divenuta poi cripta della chiesa romanica. Nella cosiddetta "cripta di S. Antonio è visibile infatti un affresco raffigurante S. Antonio abate; la pavimentazione però, di epoca anteriore, dovrebbe risalire ad un edificio di epoca pagana. Appena sopra l'abitato, meritano una visita la quattrocentesca Chiesa di S. Maria delle Grazie, detta il Convento il cui interno è ricoperto da affreschi di scuola lombarda del XV -XVI secolo e la vicina chiesa dei Santi Gusmeo e Matteo che si vuole costruita sul luogo del martirio dei due santi.

All'estremità del paese, verso DOMASO, degno di nota è il Palazzo Gallio costruito nel Cinquecento su progetto di Pellegrino Tibaldi dal cardinale comasco Tolomeo Gallio secondo il concetto delle "ville di delizie" rinascimentali. All'estremità superiore del Lago di Como, presso la foce del fiume Mera, troviamo GERA LARIO dove la parrocchiale di S. Vincenzo, situata poco fuori del paese è di origine romanica. La facciata, prospiciente un bel piazzale alberato, è a capanna; l'interno ad una sola navata, è impreziosito da una grande parete affrescata raffigurante Storie di Maria e di S. Vincenzo. Anche il presbiterio è completamente affrescato con pregevoli opere di scuola lombarda del XVI secolo.

SORICO è l'ultimo comune della sponda occidentale dell'Alto Lario, allineato lungo la Strada Regina ed esteso anche ad una parte del Pian di Spagna dove il lago si fonde con le acque del fiume Mera che vi si immette dopo aver formato il Lago di Mezzola.

Nella chiesa parrocchiale di S. Stefano sopravvive dell'età Medievale l'imponente torre campanaria. Un'altra torre con funzione di controllo si trovava sulla Via Regina; oggi è stata trasformata in casa di abitazione privata. Nel secolo XIV vi era inoltre, nella zona, un ospizio per pellegrini di istituzione vescovile. Poco sopra l'abitato sorge la chiesa di S. Miro, da secoli meta di pellegrinaggi. In essa si venera infatti il corpo di questo eremita qui giunto da Canzo stendendo sul lago il suo mantello, secondo quanto narra la leggenda, e morto nel 1381. Superato Sorico, la strada attuale attraversa il fiume Mera entrando nel Pian di Spagna da cui si diramano le statali per la Val Chiavenna e la Valtellina.

L'antica Strada Regina invece, continuava lungo la riva destra del Mera, salendo la montagna in direzione di SAMOLACO; proprio nel punto in cui il Mera sfocia nel Lago di Mezzola, sorge il piccolo oratorio di S. Fedelino, raggiungibile solo per via d'acqua o per mezzo di un sentiero dalla frazione di Albonico. Il piccolo edificio religioso, secondo la tradizione fu edificato nel luogo in cui fu martirizzato e sepolto S.. Fedele. Le sue ossa vennero portate nel 964 con solenne processione fino a Como dove fu innalzata in suo onore l'omonima basilica; la chiesetta fu allora, chiamata S. Fedelino anche in ragione delle sue ridotte dimensioni. Prospiciente il Lago di Mezzola ed in parte incastonato nella roccia l'oratorio conserva al suo interno preziosi affreschi romanici completamente restaurati nel 1956. (E' possibile visitarlo nei mesi estivi, il sabato e la domenica). E' invece andato perduto l'affresco esterno che rappresentava S. Cristoforo, la cui vista era considerata di buon auspicio per il viaggio dai viandanti.

CHIAVENNA è la meta del nostro itinerario.

Il complesso di S. Lorenzo con la chiesa collegiata è citato nel 973 ed assunse funzione di pieve nel 1042. Dell'edificio romanico sopravvivono tracce nella parete sud e nella porzione di facciata coperta dal porticato; il complesso fu infatti ampiamente modificato nel XVI -XVII. Nel Battistero, ricostruito nel 1700, è custodito l'originario fonte battesimale, eseguito, come attesta l'iscrizione sul bordo della vasca, nel 1156 dai consoli di Chiavenna e Piuro. Sulla parete esterna sono raffigurate la cerimonia della vigilia di Pasqua per la consacrazione dell'acqua e l'amministrazione del battesimo. La scena è uno spaccato di vita quotidiana: dalla pietra sembrano prendere vita il nobile a cavallo con il falco per la caccia, il proprietario di terre del contado in osservazione su una torretta, l'artigiano che batte sull'incudine. Prima di lasciare S. Lorenzo vale la pena di visitare il Tesoro in cui, tra i preziosi oggetti sacri, spicca la "Pace", una coperta di evangelario del XII secolo forse donata a Chiavenna dal Barbarossa in riconoscenza della fedeltà dimostrata. Riconosciuta come uno degli esempi più preziosi di oreficeria del tempo è lavorata con lamine d'oro, mosaici e filigrana impreziosite da perle e gemme.

Nel centro storico, oltre le caratteristiche case sul Mera, spicca il cinquecentesco Palazzo Pestalozzi, sulla piazza omonima. Del Palazzo Balbiani, detto "castello" e delimitato da due poderose torri, sono originari (XV secolo) solo i muri perimetrali poiché la parte restante è stata ricostruita nel 1930. Laddove invece fino al 1639 sorgeva il castello, si erge la rocca luogo dove ora è ubicato il Museo della Val Chiavenna con un vasto parco archeologico - botanico in cui si possono scoprire le "Marmitte dei giganti".

Da Chiavenna partono le vie di collegamento con Coira, capitale della Rezia in età romana, e con i Paesi d'oltralpe attraverso i tre passi: Spluga, Julier, Septimer. Si raggiungeva lo Slpuga percorrendo l'aspra Val S. Giacomo e la Via del Cardinello (percorribile oggi a piedi); lo Julier ed il Septimer attraverso la Val Bregaglia. Dei tre passi solo il Septimer offriva la possibilità di passare le Alpi con una sola salita e discesa; ciò fece la sua fortuna all'epoca delle some ma, data la sua ripidezza, determinò la sua fine all'epoca delle strade carrozzabili. Il Passo Julier e lo Spluga furono asfaltati e sono tuttora transitabili in automobile; il Septimer, invece, rimase una mulattiera ed è oggi percorribile a piedi grazie al recupero attuato dal gruppo di lavoro dell'IVS, Inventario Vie Storiche della Svizzera, l'Ente federale che si occupa della salvaguardia e valorizzazione delle vie storiche di comunicazione.


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